Una nuova casa per ospitare la collezione di arte moderna della città.

Destinato ad ospitare la collezione di arte moderna della città di Treviso, il Museo Bailo ritrova finalmente una nuova bellezza. A firmare il progetto di restauro Studiomas architetti associati, che è intervenuto nella riorganizzazione distributiva e funzionale di tutto il complesso, nel consolidamento delle strutture, nella dotazione impiantistica, nel restauro conservativo degli elementi originali e nell’allestimento della collezione.

Il museo nasce nella sede di un convento realizzato nel XIV secolo e ricostruito alla fine del XVI secolo. Nel 1871 viene demolita la chiesa annessa per costruirvi una biblioteca, e aprire un museo nel 1889.

Nel 1944 un bombardamento ne distrugge la facciata e parte del chiostro Sud, ricostruiti nel 1952, ma con un'importante perdita degli apparati decorativi. Nel 2000 il museo chiude, e nel 2010 il Comune ottiene un finanziamento europeo per mettere in gara la progettazione del restauro e dell’allestimento. Il museo è stato inaugurato il 29 ottobre 2015.

Spiegano gli architetti:
"Uno dei temi fondamentali era la facciata: quella esistente, del tutto priva di carattere, non era in grado di rappresentare sulla scena urbana l’istituzione rinnovata. La nuova facciata si eleva sul podio costituito dalla piccola piazza, anch’essa ridisegnata; le sue rinnovate proporzioni consentono al museo di ritrovare un ruolo urbano pari a quello degli altri edifici istituzionali presenti nel sito: la chiesa, la biblioteca e la porta di città.

La parete della facciata preesistente, finita a marmorino bianco analogo a quello della chiesa antistante, costituisce il fondale per la nuova struttura: una controparete profonda circa 70 cm, formata da otto grandi lastre prefabbricate di pietra artificiale, trattate con una texture puntinata che accentua i chiaroscuri dovuti all’esposizione a Sud, e disposte in modo da disegnare una croce, figura che allude alla disposizione dei corpi di fabbrica retrostanti".

Di nuova realizzazione anche la galleria del museo: un corpo autonomo, inserito all’interno di uno stretto cavedio preesistente, lungo circa 28 m, largo 2,5 m , alto 12 m, in calcestruzzo bianco. La galleria rappresenta il nuovo atrio d'ingresso, ma soprattutto un elemento distributivo per le diverse funzioni, dalla reception alla sala conferenze. Lo stesso percorso espositivo si apre e si conclude nella galleria.

Il progetto ha curato la riqualificazione dell'edificio anche dal punto di vista energetico, incrementando l’inerzia termica dell’involucro, con interventi sui sottotetti e sui soffitti con strati isolanti; le pareti che non presentavano decorazioni o finiture originali di pregio, sono state coibentate dall’interno. Tutti gli apparecchi illuminanti sono a Led.

Anche il giardino è stato completamente rinnovato, scandito da superfici regolari piantumate con erbacee ed arbusti perenni, disposte a fasce, secondo modalità e tempi di fioritura.

L’allestimento ha riportato in luce la ricca collezione di opere di Arturo Martini, distinta fra dipinti, sculture, piccole architetture e opere grafiche.

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