A casa nostra, quando siamo disturbati dal vociare o dalla Tv dei vicini, oppure dal trascinamento delle sedie o del camminare al piano di sopra, spesso la causa non è la maleducazione delle persone, ma lo scarso isolamento acustico dei muri.
Per legge, l’isolamento acustico deve rispettare certi limiti, espressi in decibel (dB): il muro di separazione tra due appartamenti deve avere almeno 50 dB, così quando il nostro vicino parla o sente la TV a 70 dB noi sentiamo 20 dB e non ne siamo disturbati. Ma se l’isolamento acustico fosse soltanto 40 dB, noi sentiremmo 30 dB e saremmo disturbati, soprattutto di notte, quando c’è più silenzio e vorremmo dormire. E altrettanto per il rumore dal piano di sopra. Per misurare l’isolamento del calpestio si usa una speciale macchina normalizzata, con dei martelli che battono sul pavimento, e al piano di sotto si misura il rumore, che non deve superare 63 dB.
Questo secondo la legge italiana, che è il Dpcm del 5 dicembre 1997 «Requisiti acustici passivi degli edifici» . Ma l’equivalente tedesco (la norma DIN 4109) prescrive di non superare 53 dB per il calpestio. E questo significa che le case in Italia sono costruite con 10 dB di meno che in Germania, cioè gli italiani sentono il rumore dal piano di sopra più forte dei tedeschi. E la differenza di 10 dB è tanta, perché corrisponde a un’intensità sonora maggiore di ben 10 volte, a causa della definizione logaritmica del decibel.
Le controversie giudiziarie sul rispetto dei limiti nei confronti dei costruttori che non rispettano le norme sono molto più numerose in Italia rispetto alla Germania e anche agli altri Paesi europei. Il primato italiano è certamente dovuto anche ad altri fattori: la grande litigiosità e l’inefficienza della pubblica amministrazione contro le attività rumorose. Ma questo primato ha prodotto una specifica giurisprudenza (sentenze e ordinanze) numerosa, pacifica e consolidata, che fissa il limite massimo della normale tollerabilità in non più di 3 decibel oltre il rumore di fondo (cioè in assenza del rumore lamentato).
Il Dpcm del 5 dicembre 1997 è affetto da imprecisioni tecniche e incertezze nel campo di applicazione, con defatiganti discussioni e persino liti tra consulenti tecnici, acquirenti degli immobili e costruttori edili. Il ministero dell’Ambiente da tempo redige bozze del decreto che dovrebbe sostituire l’attuale. Da ultimo, la legge 161/2014, all’articolo 19, delega al Governo la facoltà di emanare «uno o più decreti legislativi per il riordino dei provvedimenti normativi vigenti in materia di tutela dell’ambiente esterno e dell’ambiente abitativo dall’inquinamento acustico (...)» e la delega scadrà il 25 novembre 2016.
Fonte www.ilsole24ore.com